La Sardegna ha uno dei più straordinari e misteriosi patrimoni archeologici del Mediterraneo.

Una terra dominata per secoli da una civiltà unica, scomparsa a causa delle numerose invasioni che hanno tentato di cancellare quell’antica e temuta forza nuragica.

Una cultura fiorita tra il duemila e il mille avanti Cristo e le cui radici hanno comunque continuato a sopravvivere nel silenzio dei secoli.

Migliaia di monumenti ricordano quella lunga età dell’ora sarda che fiorì in quell’isola continente che Platone chiamava Atlantide e che i greci, i cartaginesi e i romani avevano dedicato allo stesso dio, chiamato Heracles, Melqart o Ercole.

Pietre scolpite, rocce levigate dalla mano dell’uomo, dall’acqua e dal vento si trovano ovunque in Sardegna e in particolare in Barbagia e in Baronia.

Nuraghes, tombe dei giganti, menhir, villaggi nuragici, domus de janas, fonti sacre: fantasmi di pietra, simboli e simulacri di una perduta civiltà, maestosi e misteriosi monumenti il cui ultimo significato non è stato ancora compreso del tutto.

La zona è ricca di testimonianze archeologiche, come domus de janas (le case delle fate), grotte abitate da alcuni millenni prima della nascita di Cristo, tombe dei giganti e un’area archeologica nei pressi della spiaggia di Berchida.

 

 

 

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